(Underground Activists / Season Of Mist) “Shadow Play” è il tredicesimo album dei Drudkh che sono tra le migliori realtà della tradizione black metal ucraina. Ciò che gli ucraini sono stati capaci di fare suonando il black metal è lodevole. Dopo l’esplosione del genere in Norvegia, l’Ucraina è la nazione che ha concretamente prodotto una scena capace di onorare quanto fosse stato fatto in Scandinavia. Un album dei Drudkh è da sempre il recupero della tradizione popolare del proprio paese: la natura, il folklore e le tradizioni, le leggende e tutto quanto concerne quel popolo e quella terra. Loro, i Drudkh, sono un nucleo centrale della scena black metal ucraina, infatti nella band confluiscono elementi che hanno preso parte o lo sono ancora, di Blood Of Kingu, Hate Forest, i Kladovest e i divini Astrofaes, Rattenfänger e molti altri ancora. Anche “Shadow Play” propone come altri lavori, un atmospheric black metal con intercessioni folk e pagan, attraverso un suonare rabbioso e oltremodo intenso quanto epico. “April” propone un tema portante epico e struggente ma con una base ritmica e un incalzare appunto selvaggio, cattivo per quanto indugi per oltre undici minuti su questo registro. “April” con la successiva “The Exile”, oltre dieci minuti e la conclusiva “The Thirst”, di circa tredici munti, sono le composizioni più sostanziose delle sei. L’altra metà vede pezzi superare in media i sette minuti di durata. Se “The Exile” ha tutto in comune con “April”, essa spinge a fondo per un autentico e impattante black metal e una sezione centrale magistralmente epica. “The Eve” suona come la composizione più melodica e senza rinunciare ai canovacci tipici del black metal. Le tastiere in accompagnamento diventano un elemento contributivo al completamento melodico del brano. Poco meno di un’ora di atmosfere avvolgenti, espressive, malinconiche ma trainate da un’energia immensa e pulsante. Le stesse melodie vengono reiterate a lungo e con pochi cambi, tranne per la citata “The Thirst”, pur tuttavia ognuna di esse al di là del suo uso e livello di elaborazione, risultano efficaci e coinvolgenti. Ciò a prescindere dalla durata degli stessi brani. Onore ai Drudkh, come sempre, e al tryzub!

(Alberto Vitale) Voto: 8/10