(Metal Scrap Records/Twilight-Vetrieb) Un certo Drunkroll, russo, mette su questo progetto, chiama a registrare il cantante Alexander e il batterista Peter dei Metalhearts, band della stessa cità di Drunkroll, Saratov. Da qui nasce un album nel 2010, poi arriva un chitarrista e questo secondo lavoro. Drunkroll abbina al thrash metal orchestrazioni (attraverso i synth), speed metal e tutto questo significa già che la musica ha un piglio progressive. Le canzoni sviluppano melodie, riff, elementi orchestrali e se nelle prime tre tracce questa combinazione si sviluppa in modo canonico, anche se gradevole, “Grief” è una canzone più ariosa, con ampie aperture, dove le parti orchestrali innalzano il livello del brano e il cantato segue le evoluzioni. Di buona fattura “Live Outlaw”, ma un nuovo picco assoluto è la title track, dove subentra anche il growling e cori ad un fiume di musica ora dura e possente, ora symphonic metal. Seguono altri pezzi, anche loro con ampie architetture sonore e vocali (“Don’t Kill”) con sensibili evoluzioni, le quali spaziano dai Symphony X (ma con meno raffinatezza, sia chiaro) agli spunti anni ’80 (l’heavy metal, gli Asia) fino a cenni di death metal. L’album ha richiesto qualche ascolto in più, ma nella sostanza è servito ad inquadrare il loro sound, tuttavia personale, abbastanza definito e potenziato dal particolare cantato di Horror, il quale potrebbe essere uno Steve “Zetro” Souza, più roco, o un quasi Bob Ellsworth. Interessanti!
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10