(PRC Music) Full length di debutto per Duality, band Tricolore con all’attivo due EP (“Dual Aggression Seed” del 2005 e “Chaos_Inrospection” del 2011), che hanno visto la formazione Anconetana evolversi, partendo da un technical death metal influenzato da Atheist e Cynic ad un qualcosa di difficilmente catalogabile. La base è sempre estrema, ma gli elementi propri del death metal vengono mescolati a forti inserti di jazz e musica classica, creando un mix molto originale adatto agli ascoltatori più open minded. “Six Years Locked Clock” è introdotta da un violino malinconico che lascia spazio a riffs di chitarra ricchi di cambi di tempo, brutali e progressivi, interrotti da un break di basso che introduce un nuovo cambio di tempo, nuovamente brutale, che precede uno stacco jazzato seguito da un assolo di chitarra effettata dal wah wah, con il basso slappato in rilievo, prima del finale nuovamente heavy, dal riffing pesante e monolitico. “Azure” è più diretta, alternando tempi dispari e stacchi jazz di scuola Cynic ad accelerazioni di matrice thrash metal. “Chaos_Introspection” è un breve pezzo strumentale prettamente jazz, con virtuosismi da parte della sezione ritmica sulla quale si stagliano vorticosi assoli di violino. Il riffing furioso di “Along The Crack” ci riporta ai Death di “Human”, dimostrando come violenza sonora e tecnica formidabile possano andare di pari passo. A metà brano, parte un arpeggio acustico lento e malinconico che fa di nuovo da base per il violino, prima della ripartenza feroce che riprende il riffing iniziale. “Motions” richiama molto da vicino la band di Paul Masvidal, per un pezzo che alterna parti acustiche jazzate a riffs monolitici e schiaccia sassi infarciti da assoli molto complessi e un basso che si sbizzarrisce in partiture ultra vorticose. Ancora il violino in primo piano su “Plead For Vulnerability”, che duetta ora con la chitarra acustica, ora con la batteria del prodigioso Dario Fradeani, il tutto inframmezzato da robusti inserti di progressive death metal. “Hybrid Regression” è caratterizzata da una parte iniziale estremamente diretta e furiosa interrotta bruscamente da una sezione rallentata e psichedelica, seguita da una partitura di basso che duella con la batteria, prima dell’entrata delle chitarre che danno il via all’assalto finale. La lunga “Hanged On A Ray Of Light” chiude in bellezza un album estremamente ambizioso, che richiede diversi ascolti ed una mentalità molto aperta per essere apprezzato appieno, dove assalti death metal, partiture jazz e inserti di violino vengono integrati tra loro dando origine ad un lavoro unico nel suo genere.
(Matteo Piotto) Voto: 9/10