(Bob Frank Entertainment / Orchard / Sony) Era un vero bad boy, un ‘gran figlio de…’ il buon Duff. Ora c’è l’età e soprattutto ad un certo punto non c’erano più i Guns N’ Roses, anche se lavoravano sotterraneamente ad un album dalla gestazione infinita e con il solo frontman a portare avanti il tutto. Duff McKagan e gli altri se la sono sbrigati da soli, in giro e alla bisogna. McKagan collabora con Slash, con Izzy, suona con i Velvet Revolver che oltre a Slash comprende anche un altro ex GNR, Matt Sorum. Poi, dall’8 giugno 2004 diventa solista, con il suo primo album “Contraband”. Il resto è storia recente, con i GNR in giro e che riuniscono soltanto Axl Rose, Slash e proprio lui, Duff. “Lighthouse” è il quarto album del bassista nel quale fanno capolino Slash, Jerry Cantrell e Iggy Pop. Le canzoni sono sospese alcune tra un labile country-rock, tipo “Fallen Down” arricchita però da un organo e “Forgiveness”, cè anche qualche momento rock di stampo sudista e sempre con quel tono cantautoriale a volte in stile rock-blues americano. In generale questo nuovo lavoro è imperniato sul rock e con modalità da cantautore che vuole raccontare e tirando le somme di un pezzo di vita. L’accoppiata iniziale, cioè la title track e “Longfeather” ne sono un esempio. C’è spazio e tanto, per chitarra acustica, per la voce e la batteria. Alcuni pezzi poggiano su questi elementi. C’è da dire che qualche chitarra elettrica buttata qua e là rende il tutto ancora più robusto e, soprattutto, con occasionali riff verso percorsi punk mentre il resto ha questo registro semi-acustico oppure rock che dominano. Scampoli di pop entrano in gioco in più occasioni. “Hope” è tra le canzoni migliori, nella quale si fonde l’anima acustica e una frizzante batteria – in fatto di ritmi l’album è spesso contrassegnato da soluzioni diverse, anche in stile percussivo ad esempio – che sorregge le rasoiate della chitarra elettrica suonata da Slash. Jerry Cantrell lo supporta in “I Just Don’t Know”, brano esclusivamente acustico con archi. La title track, dedicata a sua moglie Susan, ha una versione ‘reprise’ con Iggy Pop. “Just Another Shakedown” ripropone il ‘vecchio rocker’ con un fare semi-punk, riproposto anche nella semi-acustica “I Saw God On 10th St”. Duff McKagan ancora una volta sorprende come in passato come solista, mostrando una sensibilità e un approccio verso la musica privi di limiti e con la voglia di raccontarsi.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10