(AFM Records) La pausa forzata causata dalla pandemia ha consentito ai bavaresi Dust Bolt di rimescolare le carte, dare una svolta al proprio sound, creando in un certo senso il loro ‘Black Album’. Esattamente come i cavalieri di Frisco nel 1991, i quali hanno sparato le ultime cartucce thrash in brani non propriamente memorabili (“Holier Than Thou” e “Through The Never”), anche i Dust Bolt limitano decisamente la furia thrash del passato in favore di soluzioni più rock, orecchiabili ma non sempre indovinate. “Leave Nothing Behind” apre l’album con riff abbastanza incisivi ed un approccio vocale alla Corey Taylor, con quel chorus metalcore abbastanza fuori luogo. “I Witness” ci riporta indietro parzialmente la formazione tedesca come la conoscevamo, con quel thrash bello pestato arricchito da ottime linee di basso. “I Am The One”, al netto di un chorus un po’ insulso di matrice pop punk, vanta un groove coinvolgente, per un brano granitico e divertente. Il singolo “Burning Pieces” potrebbe benissimo trovare posto su “Cryptic Writings” dei Megadeth, con sonorità heavy ma alquanto melodiche, mentre la title track scopiazza in malo modo Machine Head e Lost Society, per un pezzo carino ma nulla più. Sorprendente invece l’approccio funky di “Love & Reality”, decisamente uno dei pezzi più coraggiosi, freschi e scoppiettanti, nonostante l’immancabile coretto metalcore, mentre “Disco Nnection” è un piccolo capolavoro, dal riffing heavy, monolitico e tamarro al punto giusto. Personalmente, pur amando il thrash old school, sono aperto alle contaminazioni, basti pensare che album come “Frolic Through The Park” e “Act. III” trovo siano i capolavori dei Death Angel proprio per la commistione di thrash e funky; quindi ben vengano le fusioni tra stili musicali se fatte bene, ma i Dust Bolt riescono nell’impresa solo a tratti, alternando lampi di genio a soluzioni piuttosto forzate.
(Matteo Piotto) Voto: 7/10