(Svart Records) Tra echi del passato, sonorità vicine al rock di fine anni ’60 e primi ’70, una personale grazia e inventiva, i Dust Mountain presentano il loro debut album. Nel 2016 Toni Hietamäki (già membro di Oranssi Pazuzu e Waste Of Space Orchestra) e Henna Hietamäki (Cats of Transnistria, Henna & Houreet) danno forma a questa ispirazione musicale che fonde tratti di psichedelia, folk, blues e rock in un elegante ma al contempo turbinante magma di sonorità che sembra giungere dalle rigogliose età dorate della psichdelia della West Coast, di quella britannica e comunque di tempo addietro. Henna Hietamäki ha una voce piuttosto soave e ben si colloca in queste maglie sonore con chitarre che arpeggiano e fraseggiano spesso, oltre ad abbandonarsi a divagazioni comunque misurate. Sonorità eteree si alternano a passaggi ispirati da un senso di mistero e di profondo smarrimento. Sostanzialmente i Dust Mountain fabbricano della psichedelia che pur non arrivando all’orecchio come qualcosa di datato, resta comunque ancorata ai suddetti periodi. Il risultato è quello di una musica che sembra montare verso dimensioni ignote e così “Hymns For Wilderness” diventa un coacervo di emozioni, riflessioni come anche un luogo nel quale perdere ogni orientamento mentale. Con Toni e Henna anche il batterista Jukka Rämänen (membro di Hexvessel, Dark Buddha Rising), il bassista Riku Pirttiniemi (Death Hawks) e la chitarrista e corista Pauliina Lindell (Vuono). I cinque assembrano un grazia dai contorni tremuli ma dal peso stilistico considerevole.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10