(Nuclear Blast Records) Premetto sin dall’inizio che a me “Game Of Faces” è discretamente piaciuto, trattandosi di un album molto ruffiano, accattivante e pieno zeppo di melodie estremamente catchy, tanto che sono convinto che, non avessi mai sentito prima i Dynazty, con questo disco sarei sobbalzato dalla sedia. Il mio giudizio invece si ridimensiona, o almeno è più obiettivo perché conosco abbastanza bene la band svedese, essendo questo il loro terzo lavoro consecutivo da me recensito. Avevo adorato “The Dark Delight” (recensione qui), che considero il loro album più maturo, mentre avevo parzialmente storto il naso per il successivo “Final Advent” (qui), un disco suonato divinamente, prodotto splendidamente, ma fin troppo easy listening, con molti pezzi orientati verso l’heavy pop degli Amaranthe, o addirittura all’eurodance, una scelta stilistica intrapresa anche per “Game Of Faces”. Già dall’accoppiata iniziale costituita da “Call Of The Night” e la title track si nota che la fusione tra le due band capitanate da Nils Molin è ormai completa, mentre “Devilry Of Ectasy”, tolte le chitarre distorte, potrebbe essere benissimo un disco di Corona degli anni ’90; il brano è comunque festaiolo e divertente da ascoltare. Le cose migliorano con “Die To Survive”, epica, con un basso martellante ed un gran ritornello, mentre “Fire To Fight” sembra di ascoltare i Rammstein in versione power metal. Si ritorna finalmente alle origini con “Dark Angel”, pezzo cazzuto come ai bei tempi, con doppia cassa a mille ed un assolo finalmente ben congegnato, lungo a sufficienza, capace di farsi notare come un vero assolo e non come un semplice riempitivo. Un altra canzone degna di nota è “Dream of Spring”, costituita da un grande intreccio di cori e che dimostra un’anima che non sempre troviamo lungo un album formalmente impeccabile, ma che sembra un copia/incolla di quanto composto nel recente passato.
(Matteo Piotto) Voto: 6,5/10