(Avantgarde Music) Il secondo album degli Earth And Pillars è pura follia. Se con il debutto “Earth I” (recensione qui) avevano dimostrato di appartenere ad un’altra dimensione, di concepire la musica in forma completamente diversa, criptica ed aliena… con “Pillars I” vanno oltre. Il black atmosferico perde le sembianze e risulta non essere più semplicemente black, non risulta nemmeno essere prettamente atmosferico… ma risulta essere il prodotto dellinfinita potenza dei due fattori, corrotta e violentata da uno spettro di influenze completamente prive di logica matematica o pietà umana. La opener “Pillar” è un black in bilico tra old school da cantina e avantgarde digitale ipertecnologico… il tutto trasmesso dalla radio trasmittente disturbata da tempeste magnetiche di qualche astronave di ignote origini, parcheggiata in orbita a qualche minuto luce dalla ricevente terrestre dell’ascoltatore; con tutti i disturbi, i suoni taglienti ed i delay del caso, tutti esaltati ed innalzati a sublime forma d’arte. I suoni si avvicinano alla terra con “Myth”, ma non solo riducono le distanze dal suono, ma lo penetrano, lo violentano, lo stuprano… sprofondando fino alla voluttuosa intimità degli inferi, nei quali si trova l’armonia di una forma aggressiva ed arcaica di pace. Percezioni alternate con “Solemnity”, la quale offre parentesi pseudo ambient veramente solenni, un solennità decadente, oscura ed avvolgente. “Penn” chiude ristabilendo regole appartenenti ad un black metal molto futurista, con linee vocali incisive, molto presenti, le quali accentuano l’atmosfera globale, un’atmosfera tempestosa, massacrante… una tempesta di sabbia furibonda che si scatena nella desolazione di un pianeta arido, freddo e senza vita. Se “Earth I” era una crudele prigionia su questo pianeta, “Pillars I” si libera delle catene e vaga senza meta e senza tempo nell’infinito dell’universo, grazie a quattro brani imponenti, lunghi e coinvolgenti. Quattro brani che sono monumenti all’ignoto eterno, quattro brani che marchiano con il fuoco. Quattro esperienze glaciali, quattro viaggi digitali, quattro pugnalate al cuore, quattro salti nel vuoto cosmico, nel nulla più assoluto, nell’infinità dell’oblio. Dentro l’oblio stesso.
(Luca Zakk) Voto: 9/10