(Osmose Productions) Nessuna informazione sul musicista che debutta con il moniker Efraah Enhsikaah e che mette al microfono per la title track e “Dead Sun Shines Bright” Meyhnna’ch, altro one man band noto con Mütiilation. Siamo nel black metal di taglio atmospheric, dove i cieli sono scuri, battuti dal freddo e da un senso si smarrimento raggelante. Mezz’ora di distorsioni fredde sprigionate da chitarre che avanzano cumulando spesso accordi aperti ma anche riff di una certa potenza, sorretti da un drumming il più delle volte marcato. Spicca il brano “Letharia Vulpina” con l’alternanza tra pattern marziali e maestosi, soprattutto poi un riffing variegato, possente o spedito come una furia saettante. “Running Into The Abyss” possiede un incipit cavernoso, come se i suoni provenissero da un anfratto infernale. Questo abisso che si spalanca è un’altra composizione che predilige un passo corto, marcato, pesante e sorregge un riffing che sprigionato da un tremolo arcigno coadiuvato da un arpeggio che diventa una litania arcana. “Dead Sun Shines Bright”, l’altro pezzo dunque con Meyhnna’ch, ha dei richiami ai Darkthrone del periodo primi anni 2000. I pezzi presentano tutti delle variazioni al loro interno, anche quelli più brevi e di fatto la title track supera gli otto minuti, mentre un paio si assestano a oltre sette. La conclusiva “Fed” è una sorta di outro di oltre tre minuti con chitarre acustiche in evidenza, suoni d’ambiente, chitarra elettrica in contrappunto per un pezzo tra folk e ambient. Le chitarre emettono melodie oscure, arcane che si dilatano nel tempo e rendono questa atmosfera che sembra sovrastare una qualsiasi terra dimenticata. Meyhnna’ch e lo stesso Efraah Enhsikaah ci danno dentro di scream e rendono il tutto ancora più funesto.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10