(Season Of Mist) Ecco la sapiente attitudine degli Eihwar, ampiamente radicata nella tradizione culturale della propria terra, la Norvegia. L’attitudine dei pagani Eihwar vuole unire all’utilizzo di strumenti tradizionali un filo di elettronica e creare dei pezzi con un impatto moderno nella loro resa e forma finale. In “Viking War Trance” c’è il ripetersi dei suoni, in sequenze che alimentato delle visioni sciamaniche, dove tutto su questo suonare tra il tribale e il folk dall’ascendenza vichinga. Asrunn, voce e percussioni, e Mark che gestisce il resto, con “Viking War Trance” confezionano un percorso che spinge l’ascoltatore nelle conifere del nord e tra i fiordi ma attraverso un ritmo sostenuto e audace. Gli Eihwar sono un folk che diventa ossessivo con i suoi ritmi che con le melodie antiche e fiere sviluppano atmosfere inquiete e addirittura avvincenti con l’intervento di cori, le voci che girano attorno, insieme a suoni di metalli che stridono, strumenti a fiato che innalzano litanie e melodie. “Viking War Trance” è un mondo tra le nebbie e la neve, tra il sole nascosto da nubi o basso all’orizzonte. Un mondo tra le notti e l’ululare dei lupi. “Viking War Trance” diventa un rituale antico, scandito da queste percussioni che sono il battito di un dio, perso in leggende e tradizioni ignote ma vive e invincibili in quelle terre dell’estremo nord. L’album ha anche un qualcosa di prossimo al cinematic metal, dunque è questo quell’elemento di modernità che in fin dei conti sovrasta la componente folk.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10