(Massacre Records) Prolifico il macabro duo tedesco che con questo “Abart” arriva al 17° album in studio, l’ennesimo in una carriera ormai trentennale. Brani catchy, oscuri ma coinvolgenti, rigorosamente cantati in lingua madre con quella voce decadente, malata, infinitamente minacciosa: “Abart” riprende da dove era arrivato “Grenzgänger” (recensione qui), espandendo le influenze musicali ed abbracciando ogni angolo del vasto mondo del metal, sfiorando dunque il goth, il dark, il doom e pure sia death che black. Un goth incisivo, un po’ pop e dannatamente avvolgente emerge subito con la bellissima opener “Am Abgrund”, subito seguita dalla violenza death di “Ich und mein Bolzenschussgerät”, creando un piacevole contrasto, un costante senso di minaccia che l’essenza post mortem della band ama instaurare con fermezza e decisione. C’è un richiamo alla Neue Deutsche Härte nell’immaginario gotico di “Im blutroten Raum”, mentre un black sinfonico esplode con la grintosa “Lebendköder”, conducendo alla radice folk di “Dem Menschsein so fern”. Il doom non manca, come conferma “Schöner sterben”, mentre la brevissima title track è un incredibile concentrato di energia di matrice death/black/punk/folk! Dark wave apocalittica con “Schmutzliebe”, lunga e teatrale “Totkörperkunst”, il brano che chiude il primo disco di una release che offre un secondo supporto con dei brani del passato della band, qui rivisti o arricchiti da un intelligente sequel. Intensi, provocanti, infernalmente tetri: un album avvincente, imprevedibile, ricco di sorprese, frequentemente teatrale, spesso drammatico, sempre deliziosamente macabro!
(Luca Zakk) Voto: 8/10