(AFM Records) Dal 2009 ad oggi gli ungheresi Ektomorf hanno realizzato cinque album, compreso quello di cui si parla in questo pezzo, segno che la band ha tante idee, peccato però che alcune di queste siano suggerimenti da altri modelli, più che spontanei pensieri propri. “Ten Plagues”, per esempio, è una canzone che nei primi 20” ti ricorda vagamente “Roots Bloody Roots” dei Sepultura. Proprio questa istantanea sonora è perfetta per intendere, e intuire, cosa sia questo nuovo album, ovvero una genetica fusione di groove metal, thrash, hardcore, nu-metal. Un’insalata musicale che trova sicuramente posto tra alcuni appassionati, ma allo stesso tempo è il solito montaggio di cose che è stato ampiamente sentito altrove e magari in tempi già passati o con risultati più seducenti rispetto a quelli degli Ektomorf, i quali sono dei musicisti che sicuramente creano dei pezzi trascinanti o almeno lo sono per me, ma dai quali c’è sempre da distrarsi nell’ascolto perché la mente spontaneamente inizia a cercare nel proprio archivio neuronale a quali altre band rimandano certi passaggi che si ascoltano in quel momento. Riducendo ai minimi termini ogni possibile altra analisi, gli Ektomorf sono la tipica band che deve essere proposta ad una determinata fetta di pubblico (di mercato), la stessa che si ciba di Soulfly, Sepultura, Ill Niño, di cui il vocalist Cristian Machado è ospite in una canzone. Penso comunque che l’album abbia diversi momenti piacevoli, ma non interessanti. Nel senso che anche stavolta vale il discorso che se questa è la musica degli Ektomorf, lo si può capire solo per via del fatto che il loro nome è riportato in copertina!
(Alberto Vitale) Voto: 6/10