(AFM Records) Dal 1993 a oggi gli ungheresi Ektomorf non hanno spostato di una virgola il proprio essere. Liberamente ispirati ai Sepultura dei bei tempi e alle derivazioni di Max Cavalera, primo frontman della band brasiliana, e al nu metal, la band ha così pubblicato una serie di album che non si discostano da quella filosofia di stile. Nonostante una palese derivazione nella loro musica, gli Ektomorf hanno anche avuto la possibilità di pubblicare per alcune delle principali etichette metal del continente europeo e tra queste la AFM è una di quelle che ha dato più spazio alle pubblicazioni della band. Posto ciò anche “Vivid Black” non si può che allocare a quel filone sospeso tra nu metal e Cavalera & Sepultura, riconoscendo al gruppo di Zoltán Farkas, il frontman che ormai è l’unico membro del gruppo ad essere presente dagli esordi a oggi, una sua agilità e lascia all’ascoltatore la voglia di scapocciare andando a seguire le cadenze dei pezzi. Tuttavia non c’è alcuna novità sostanziale le canzoni sono a un livello generale standard. L’agilità di cui sopra è data anche dal fatto che “Vivid Black” non raggiunge i 35’ e questo lo rende davvero una scarica di adrenalina che può essere fulminante, come in “I Don’t Belong To You e “Die”, cioè un misto tra groove-thrash metal e hardcore, quanto marcata dal passo pesante e dalle luci fosche come la title track che si mette in luce come un tipico manifesto nu metal dal passo corto ma dai suoni marcati e fragorosi. Purtroppo con gli Ekotmorf ogni volta si giunge alle medesime conclusioni, pur riconoscendo agli ungheresi una buona capacità esecutiva, le premesse dalle quali loro partono sono ormai facilmente prevedibili e dunque scontate.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10