(Scarlet Records) Dicono che sia il dodicesimo album. Qualcuno li piazza nel marasma del prog, altri (anche loro stessi) li definiscono sia thrash che prog, altri li etichettano come symphonic/power metal. Ma in questa dannata ora abbondante di musica splendente, definizioni a parte, emerge una sola drammatica domanda: ma, a memoria d’uomo, gli Eldritch hanno mai suonato così bene? A quel punto si esige un confronto, prendi in mano i vecchi titoli, e se li segui dalla metà degli anni ’90, ti trovi con un bel po’ di roba da esaminare… quindi porti il confronto verso l’immediato precedente “Cracksleep” (recensione qui), uscito ormai tre anni fa e ti accorgi che in questo tempo la lama della storica band italiana si è affilata, diventando più tagliente, più micidiale, più contorta e complessa rispetto alla generale potenza più tetra del precedente disco. “EOS” è cinico, è pesante, ma brillante, spudoratamente tecnico… tanto che viene da chiedersi quale sortilegio, quale spirito l’axe man Eugene Simone abbia mai evocato, quale aura di stampo Malmsteeniana abbia mai instaurato nella composizione di questo ennesimo disco, di questo banchetto di immensi assoli ed arrangiamenti. Ma qui non troviamo come al solito solo la voce strepitosa di Terence, non scopriamo solo una chitarra irresistibile: il nuovo bassista Dario Lastrucci (Subhuman, Suicidal Causticity) porta una pesante dote…. e quell’isterismo accentuato dalle tastiere questa volta porta la firma di un nome storico, leggendario, quello di Oleg Smirnoff (Labÿrinth, ex-Death SS, ex-L’Impero delle Ombre), il tastierista presente nei primi leggendari album, “Headquake” in primis. Maledettamente catchy e potente “Failure Of Faith”… con una chitarra solista semplicemente stellare, esaltata dalle favolose tastiere. Metal sinfonico intenso con il vocalist che invade gli ambiti del growl su “The Cry Of A Nation”, progressiva, malinconica, rabbiosa e decadente “Circles”. Intima ed introspettiva “No Obscurity”, sconfinato il soundscape della suite “Sunken Dreams“, undici minuti di musica magistrale, corposa, ricca di cambi, di divagazioni, capace di passare dall’heavy più pungente all’elettronico più suggestivo. “Fear Me” travolge, appare teatrale la soft ballad “I Can’t Believe It”, decisamente tuonante e ricca di legami con il metal sinfonico d’autore la poderosa “The Awful Closure”. La title track incanta, ipnotizza, coinvolge, prima della conclusiva e riuscitissima “Runaway”, heavy cover dei Bon Jovi (la quale suona infinitamente più metal e più catchy dell’originale!). Ma come suona “EOS” per davvero? Inutile girarci attorno: “EOS” è una risposta, è la risposta. Se avete amato questo genere symphonic-prog-heavy-metal negli anni ’90, avrete sicuramente venerato alcune bands storiche, quelle che all’epoca erano ancora meno conosciute ma, già vedendo la copertina scorrendo i dischi in vendita al negozio, esprimevano l’appartenenza ad un filone particolare (cosa tra l’altro valida anche in questo caso!). Sto parlando, tra gli altri, di Stratovarius nella formazione storica, dei Symphony X (entrambe le band silenziose da mezzo decennio), dei Dream Theater (ancora attivissimi ma molto diversi dall’epoca) e dei Conception (redivivi, ma incapaci di tornare alla gloria “Parallel Minds”… senza ripetersi). Nessuna delle citate bands (oltre a molte altre) è rimasta attiva o strettamente fedele ad un sound senza essere ripetitiva. Ma gli Eldritch? Sono sempre loro. Sempre identificabili e personali. Evoluti? Spaventosamente, stando molto al passo con i tempi pur restando indiscutibilmente fedeli al loro stile; e quel titolo, “EOS”, suona misticamente legato all’alba, ad ogni alba, ad questa dodicesima, nuova e luminosa simbolica alba. Se ne può parlare per ore. Si può descrivere ogni fill, ogni arrangiamento, ogni singola dannata nota. Ma, chiacchiere a parte, resta il fatto che anche “EOS”, come gli altri undici dischi, riesce a regalare quei momenti magici legati indissolubilmente ad una precisa epoca, ad una ben determinata posizione nel tempo. E, senza dubbio, nello spazio.
(Luca Zakk) Voto: 10/10