(Black Widow Records) Sound ricco di passione, di groove, di energia. Gli Electric Swan, al secondo album, offrono una proposta calda, piena di dinamismo e diversa dal solito. Il genere di base è rock anni ’70, con tutti quei suoni analogici, quei suoni che sembrano creati per essere incisi su un nero e sensualissimo vinile. C’è un minimo di elettronica, che rende il tutto molto moderno ed attuale, ma la vera forza della band è la voce ai confini del soul della bravissima vocalist Monica Sardella. Partiti da un’idea dell’ottimo chitarrista Lucio Calegari (Wicked Minds), gli Electric Swan avvolgono l’ascoltatore con un sound che resta in equilibrio tra vintage rock e blues, con un tocco di prog, e con una produzione moderna, fresca ed accattivante. La performance di Lucio è stupenda -è palese che è questa è la sua personale creatura- ma la sua chitarra, seppur efficace e molto elaborata, non cerca mai di imporsi eccessivamente, lasciando spazio ad una teoria di musica d’insieme, concepita per l’esibizione dal vivo, dove viene facile immaginarsi una band che suona per divertirsi mentre viene immersa nella magia dell’esibizione, e nelle nuvole di fumo illuminato dei colori scuri e verdognoli della bellissima copertina di “Swirl In Gravity”. Un organo che delinea l’atmosfera, una chitarra che gioca, crea, costruisce, distrugge per costruire di nuovo. Una sessione ritmica cosciente del suo ruolo, capace di alzare di diversi gradi la temperatura di questo sound, con quella voce mai troppo blues, mai troppo scontata, potenzialmente compatibile con una ampia gamma di generi e sottogeneri rock. Capolavoro assoluto, tra le otto tracce, “Garden Of Buring Trees”, dove è ospite Clive Jones (della rock band inglese Black Widow, formatasi nel ’69) al sax, creando un assolo magico, romantico, malinconico, egregiamente circondato dai dolci accordi della chitarra di Lucio, la quale con un crescendo irresistibile sfocia verso un organo da pelle d’oca. “Garden Of Burning Tree” rinchiude idee diverse per l’uso della voce, e musicalmente riesce ad arrivare a concetti che sfiorano il doom. Stupenda anche “Wicked Flower”, pezzo cantato in maniera sublime, il quale presenta tratti somatici molto prog, ma anche blues, che ancora una volta delineano il delicato equilibro del genere che questa band italiana riesce a proporre. Dinamica e grintosa “Ride On Another Sun”, che si accentua quel feeling un hard rock anni ’70, un feeling decisamente sempre efficace ed immortale. Ricca di musica d’insieme, con una linea di basso esaltante “Lonely Sky”, dove la voce di Monica raggiunge livelli più estremi, confermando la sua estrema flessibilità vocale. Piena di fugaci dettagli, tutti da scoprire anche “End Of Time”. “Swirl In Gravity” è fedele al suo titolo: riesce sospendere l’ascoltatore in una dimensione diversa, dove la gravità è decisa dal suono, dove le percezioni sono piccoli dettagli che tutti assieme creano un universo colorato completamente diverso. Un disco estremamente vintage, che riesce tuttavia a suonare sempre estremamente fresco. Musica ispirata a suoni eterni, concepita per valorizzare la musica stessa, pensata per essere immortale.
(Luca Zakk) Voto: 8/10