(Scarlet Records) Band rodata, solida, dall’espressività musicale ancorata al symphonic metal e sue inevitabili inflessioni. Gli Elegy Of Madness alle spalle hanno quattro album e per questo quinto ingaggiano la soprano Kyrah Aylin. Italiana anch’essa come gli altri della band, Kyrah Aylin è uno spettacolo vocale. Tra cantati dolci, ispirati o che si impennano su vocalità importanti e tali della sua capacità toracica, Chaira Di Mare, il suo vero nome, domina innegabilmente la scena. Tuttavia la musica non scompare, esiste e si produce in una trama che acquisisce una sua fisionomia anche grazie al cantato. Gli Elegy Of Madness eseguono un symphonic metal dai risvolti anche gothic e modern metal e sequenziare una serie di pezzi che in certi casi riescono a proporre coordinate di stile anche diverse tra loro. Per esempio “Hybrid Love” flirta con una sorta di elettro-pop/metal-industrial dai toni anche ruffiani ma decisamente trascinanti. Oppure si immagini gli scenari esotici degli Eleine, infatti “Revelation” è qualcosa del genere e forse anche più accattivante dello stile degli svedesi. L’uso delle tastiere e dei sintetizzatori in generale creano le atmosfere, mentre il taglio ritmico è ben calibrato a seconda delle situazioni. Le chitarre sono spesso un riffing che accompagna o ritma che tende a dare un flusso e un carattere alla musica, non si è in presenza di parti di chitarra che le avvicinano a tastiere ma nel loro verso tendono a creare una sorta di ‘wall of sound’ anche se modulato, rifinito. “XI” risulta gradevole, incentrato anche su soluzioni diffuse, cioè comparabili a Xandria, Nightwish, Epica oppure riconducibili a branchie del metal di questi anni, dunque melodic, modern e così via. Le canzoni sono fruibili, alcune canticchiabili quasi ma l’interpretazione vocale e le strutture stesse non restituiscono un album prevedibile. La padronanza di questa band così abile e scafata sfocia in un album piacevole e impreziosito, ancora una volta, dalla nuova arrivata.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10