(Magnetic Eye Record) È tempo di anniversari! Dieci anni esatti dalla pubblicazione per mano della Magnetic Eye, del debutto dei doomsters inglesi Elephant Tree, intitolato “Theia”. Dopo quel capitolo altri tre dischi, ma per questa celebrazione l’etichetta ripubblica sia quel “Theia” che il successivo ”Habits”, senza modifiche all’audio, aggiungendo solo nuovi interessanti formati fisici e nuovi artworks; ma non è tutto… la vera celebrazione, la vera festa si scatena con questo “Handful of Ten”, un album con brani inediti, brani nuovi, demo, b-sides! I sei brani, presi così… da soli, senza pensare alla storia, sono una bomba, una mazzata, un suggestivo cammino attraverso un contorto e tetro labirinto… sei brani che riescono a creare un album vero e proprio, un disco appena uscito in grado di prendere il doom più storico e rilanciarlo con impavida schiettezza e poetica energia, dentro una dimensione eterea, ipnotica, ossessiva, infinitamente suggestiva. Ecco allora il catatonico demo del 2013 (!) intitolato “Attack of the Altaica”, capace di ripotare tutto alle radici del vero doom, dello stoner più tagliente, oppure quella impostazione tanto graffiante quanto mistica della favolosa “Visions (The Planet of Doom)”, fino alla pesantezza isterica di “Try”. Anche “Bird” è un demo del passato, 2017 per l’esattezza, cosa che conferma quanto questa band sia sempre stata un passo avanti a tutti, pur restando indissolubilmente legata alla più profonda trazione. Doom psichedelico e pesantissimo con ”Faceless”, prima delle tenebre diffuse dalla conclusiva “Sunday”. Il vero doom, il doom più puro, lo stoner alla massima potenza. Una band poderosa, una band possente, una band che ora deve per forza dare seguito all’ultimo vero album ormai uscito ormai ben quattro anni or sono!
(Luca Zakk) Voto: 9/10