(AOP Records) Sarebbe il quinto album degli austriaci Ellende…. ma invero è il loro secondo disco, “Todbringer”, uscito nel 2016 (qui), rifatto, registrato di nuovo. Mancanza di creatività? No, non di certo, non per l’oscuro L.G! L’originale “Todbringer” è vittima della storia, del mercato, delle regole del music business: la band non ha quasi più proprietà della licenza (l’originale uscì per Talheim Records), mentre lo studio dell’epoca sembra abbia cancellato e/o perso le registrazioni; pertanto, per non far cadere questa perla oscura nelle grinfie dell’oblio, l’unica soluzione percorribile è stata registrare nuovamente l’intero album, da zero, completamente, con la tecnica e la passione maturata in ulteriori otto anni di carriera, intensificandone quindi la potenza, l’atmosfera, quella originale devastazione sonora capace di scolpire un album iconico e sicuramente identificativo del successivo stile di una band, la quale, solo due anni fa è riuscita a pubblicare il mastodontico “Ellenbogengesellschaft” (recensione qui). “Todbringerin” (che sembra sempre significare ‘Portatore di morte’), è impattante, curato nei minimi dettagli, in grado di trasmettere sensazioni uniche e travolgenti, come evidenziano pezzi quali l’immensa “Versprochen…”, la lacerante “Ballade auf den Tod” o la desolante “Am Ende stirbst du allein”. Non è la nascita di un nuovo disco, ma la sua rinascita, la sua resurrezione, il suo ritorno nel mondo terreno, per mantenere quella promessa, per portare nuova desolante morte in questo mondo di esseri umani inconsapevolmente vivi, ma spiritualmente da tempo deceduti.
(Luca Zakk) Voto: 9/10