(Doowet) Un tempo lunghissimo – dieci anni! – intercorre fra il primo e il secondo degli Eltharia, power/prog metal da Grenoble. Però questo mi sembra abbia portato un grande vantaggio: il sound dei nostri è rimasto praticamente incontaminato ai bei tempi del power, e “Innocent” si riveste di una gradevole aura vintage. Più che la canonica opener “Third World War”, che comunque fa la sua figura, colpisce la successiva “Spite still remains”, con una carica progressive da fare invidia ai DGM. Vira su suoni moderni (è, credo, l’unico caso) “My own Justice”, mentre “Blood Pollution” riporta certamente alla memoria i Sonata Arctica di qualche anno fa. Ottima “The Dark Passenger”, che inizia con calma ma poi cresce con un groove sonoro e coinvolgente; “Black Hole”, come è ormai tradizione nei dischi power, butta dentro un po’ di extreme metal. Dopo la passeggiata strumentale “Sweet Madness”, la conclusiva “Keys of Underworld” onora il proprio posto in scaletta alzando il tiro e mostrando una maturità compositiva che sfiora anche il metal classico. Quasi un’ora di buon power d’annata per (i pochi) estimatori di queste sonorità.
(René Urkus) Voto: 7/10