(Massacre/Audioglobe) Sono passati ben sette anni fra il primo ep e il debut d’esordio dei portoghesi Enchantya: la band sfrutta con mestiere e senza troppe pretese un filone stra-abusato come il power/gothic, offrendo agli appassionati oltre un’ora piena, nel bene e nel male, di tutti i cliché del genere. “No Stars in the Sky” è un inizio incredibilmente Nightwish, ma la seconda parte del brano presenta qualche growling e appena un accenno di elettronica. A dire la verità, gli inserti estremi non sono sempre funzionali al sound (si evince chiaramente da “She Devil”: il brano sarebbe stato migliore senza il break). “Clad in Black” tenta qualche variazione sul tema aumentando sia la componente estrema che quella gotico/fiabesca (si vedano i vocalizzi di Rute Fevereiro, brava almeno nel non copiare troppo le più blasonate colleghe): una discreta scossa per un disco altrimenti troppo simile a tanti altri. “Your Tatoo” si dirige verso il suono da soundtrack e quindi fa pensare di più ai Visions of Atlantis, mentre gli sprazzi vagamente progressivi della titletrack sono una pennellata in più. Eterea la power ballad “Winter Dreams” (ma anche qui si poteva fare di meglio); con le aperture sinfoniche di “Moonlightning the Dreamer” si chiude un disco che poteva sicuramente essere migliore, ma che di certo non è il disastro assoluto di cui si legge in giro.
(Renato de Filippis) Voto: 6,5/10