(Selfmadegod Records) I californiani Encoffination hanno realizzato diverse pubblicazioni nel giro di pochi anni, dimostrandosi una band attiva al contrario del loro sound asfissiante, statico e mortuario. Autori di un death/doom molto oscuro e sulfureo, riassumono bene il loro concetto di metal tombale anche attraverso la copertina che riprende un’opera di Juan De Valdes Leal. Il duo Elektrokutioner alla batteria e Ghoat alla voce, basso e chitarra, non sono il massimo della novità e insistendo su una lentezza decadente e poco dinamica si rendono ripetitivi. Tuttavia le distorsioni di Ghoat sono roboanti e ruvide, facendo da ottimo contrasto al gutturale e basso growling del cantato. I pezzi sono abbastanza lunghi e questo determina un certo senso di claustrofobia. Addirittura, alzando i volumi, si riesce a percepire il rumore di fondo negli amplificatori! Sono tutti elementi che giocano a sfavore di una buona valutazione degli Encoffination, ma la dose di stile ruvido e approssimativo, insomma undergound, in contrasto col tentativo, oggettivamente non riuscito, di rendere i pezzi strutturati, produce una discreta presa e dona all’album mezzo voto in più. Se qualcuno è attratto da riff cadenti e cimiteriali e con un sound pestlienziale, forse troverà interessante la release.
(Alberto Vitale) Voto: 6/10