(Obscure Abhorrence Productions) Temporale, il fuoco, un suono oscuro e strano che arriva con la cadenza di una campana a morto. Emergono poi altri suoni, delle tastiere tagliate dal gracchiare di un corvo e poi “Cylenchar”, canzone che esprime il raw black metal degli Ende. I.Luciferia è autore, paroliere, voce, chitarra, basso e tastiere, mentre a Thomas Njodr resta da suonare la batteria in questo “Emën Etan”, terzo album del duo francese. Oscurità, progressioni veloci o ritmi lenti e marcati, sono il chiaro-scuro di questo black metal ferale, possente e squarciato da strutture melodiche poderose. Schema classico in fatto di stile per I.Luciferia, autore che studia, compone e realizza da sempre con assoluta padronanza. “Emën Etan” tenta di staccarsi un po’ dai lavori precedenti di Ende. Il sound è sporco, le distorsioni gelide ma al contempo l’impianto sonoro è fragoroso. “Emën Etan” vuol dire «quì e là» ed è l’incantesimo recitato dalle streghe dopo avere cosparso il proprio corpo di un unguento ed essere così trasportate nel luogo del sabba. Le streghe e la loro persecuzione da parte della chiesa, argomento di base dell’album, sembra essere una perifrasi del fatto che si può cadere nella menzogna e di seguito nella condanna, magari ache per un niente oppure per qualcosa di irrilevante. La copertina stessa richiama alla stregoneria con la figura del corvo e a quella della chiesa, appunto la croce. Il fatto che il corvo sia posato sulla croce, simboleggia che malgrado le persecuzioni il mondo dell’ombra, della magia, dell’occulto è sempre presente. Metafore, simbolismi e richiami, come quello per “Under a Carpathian Yoke”, canzone dei Vlad Tepes con Wlad Drakksteim (voce e chitarra dei suddetti) ospite nel brano. “Emën Etan” è una formula magica che racchiude un potere e flirta con il demonio, proprio quello di cui si ha di bisogno di sentire attraverso questa musica.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10