(Nuclear Blast) Cos’è che fa la differenza fra un album buono e uno ottimo? Gli Enforcer, inutile dirlo, non inventano assolutamente nulla, eppure nelle loro mani il sound che condividono con Striker, Steelwing, Evil Invaders, Screamer e decine di altri gruppi diventa qualcosa di fresco, vitale e coinvolgente… Che i nostri abbiano mantenuto intatta la loro verve anche per questo quarto full-“length” è evidente fin dalle prime note di “Destroyer”, heavy/speed incontaminato e ruggente, con ogni evidenza di classe superiore; la titletrack ha un ritornello più pacato, con un basso pulsante che dice anni ’80 a ogni colpo, mentre la lunga “Below the Slumber” gioca tutto fra rallentamenti e improvvise ripartenze, mostrando un songwriting vario e maturo. Il riff di “Farewell” è magistrale; “Hungry they will come” è una passerella strumentale forse non indispensabile ma sicuramente godibile. Dopo tanta velocità e furia, “The Mask of the red Death” mostra tutta la sostanza di cui gli Enforcer sono capaci: il disco si chiude dunque con un pezzo oscuro e carico, con un vago flavour epico. Gli svedesi collezionano un altro centro, grazie a una manciata di brani che fanno della varietà la propria forza, mentre la Nuclear Blast garantisce una visibilità impensabile per tanti altri colleghi: tutto procede nel migliore dei modi possibili, anche perché soltanto sei o sette anni fa una band heavy/speed metal sarebbe rimasta nelle oscure nebbie dell’underground.
(René Urkus) Voto: 8/10