(Nuclear Blast Records) Che dire del nuovo disco degli Enforcer, il successore del glorioso “From beyond”? Possiamo attribuirgli una serie di epiteti negativi: è furbo, ruffiano, ‘commerciale’… però vi garantisco che funziona! E in fondo, la band svedese ha un ruolo non indifferente nell’aver riportato agli onori della cronaca l’heavy/speed metal di ottantiana memoria… il loro successo è, per quel che mi riguarda, ampiamente meritato. L’inizio è lusingatore ma vincente, con una “Die for the Devil” che incorpora sia elementi hard rock AC/DC sia il classico heavy metal, per dire un nome, alla Saxon – il tutto incorniciato dal cantato alto e caratteristico di Olof Wikstrand. Costruita in progressione, e addirittura con un solo psichedelico di keys, “Zenith of the black Sun”; echi del vecchio speed in “Searching for you”, slavatissima la ballad “Regrets”, con un coro che rimanda all’us metal di metà anni ’80. Astuto il cambio di tempo di “The End of a Universe”, che contiene anche una progressione vocale da paura di Olof; i toni boombastici di “One thousand Years of Darkness” vanno però ormai nella direzione dei Beast in Black… “Thunder and Hell” è, finalmente, speed metal quasi puro; la ritmata “Forever we worship the Dark” ha qualche accenno epico, ma non può competere con la conclusiva “Ode to Death”, che rallenta leggermente e offre pure tonalità più oscure, creando trame ombrose e doomish. Il purista in me potrà magari storcere il naso per qualche ‘leggerezza’, ma il metal fan approva oltre ogni dubbio!
(René Urkus) Voto: 7,5/10