(Metalville) Dopo aver lasciato i Sabaton, il chitarrista e cantante Thobbe Englund si è lanciato in una prolifica carriera solista, che ha prodotto un disco l’anno fra 2016 e 2019. L’ultimo nato è questo tributo ai Judas Priest, che include dodici brani non sempre fra i più famosi (e ci sono anche due pezzi dei Fight). Vi risparmio la tirata su ‘a che cosa serva un album di cover nel 2019’; sicuramente Thobbe si è scelto una sfida non da poco, con i ‘necessari’ fallimenti del caso (“The Ripper” è oggettivamente impresentabile, e anche l’approccio di “Immortal Sin” mi sembra sbagliato, il brano suona come ‘rallentato’). Ma non tutto è fuori parte, sia chiaro: so che suona strano detto da me, ma la versione modernizzata di “Burn in Hell” ha un che di accattivante, e un mid-tempo come “Desert Plains” viene pure riletto con il giusto piglio. Anche “I’m a Rocker” è venuta su con brio. I fan dei Priest probabilmente si incazzeranno da subito (io sono un fan dei Priest, ma qui parlo da recensore – o almeno ci provo…), gli estimatori di Thobbe si potranno godere un paio di interpretazioni ben riuscite.
(René Urkus) Voto: s.v.