(Nuclear Blast) Musica complessa per menti evolute. Polimorfismo sonoro per un ecosistema acustico alieno, superiore, maestoso. Esperienza sonora quasi paranormale. Una continua sorpresa, secondo dopo secondo, un continuo cammino melodico che cresce, divaga, va verso l’infinito, ritorna, muta, evolve. Quasi settanta minuti di esperienza ultraterrena, ultra sensoriale, spinta ai limiti della ragione, della pazzia, dell’utopia. I cinque norvegesi, maestri supremi, capaci di forgiare musica unica, impossibile da confondere, impossibile da imitare, sono tornati. Musica così inimitabile che essi stessi vengono spinti dalla questa forza interiore, una forza che li trasporta costantemente verso nuovi livelli, album dopo album, capitolo dopo capitolo. Ognuna delle otto canzoni è ottima, davvero dannatamente fantastica. E l’album è un macigno tecnico da assumere e valutare nel suo complesso, intero, globale, dall’inizio alla fine. Non ci sono hit, non ci sono singoli. Questa è un’opera completa, dove ogni canzone è una sezione di un ritratto infernale, dove nessuna pennellata può mancare, altrimenti la percezione complessiva sarebbe violentemente compromessa. Ogni dettaglio, ogni singola misura della partitura, ogni singola nota, come viene suonata, come viene espressa. Un capolavoro creativo. Genialità istintiva, o mostruoso lavoro di ingegneria? Difficile a dirsi. La loro storia parla per loro, la risposta la dia chi la vuole dare. Ma stiamo parlando del dodicesimo lavoro, del dodicesimo capolavoro. Sempre in crescita, sempre in evoluzione. Una band totale. Immensa. E’ praticamente impossibile decidere quale canzone risalta più delle altre, e la scelta non può che ricadere nelle proprie preferenze, nei propri gusti, o meglio, nelle proprie sensazioni e nei meandri delle proprie emozioni. Personalmente lascio vagare la mia mente tra gli oltre 9 minuti di “Roots Of The Mountain”. Vengo rapito dall’imponente title track. Sento marcire la mia anima sulle note di “Materal”. Mi perdo nelle atmosfere tetre ed irreali di “Forsaken”. E quando riproduco per l’ennesima volta il disco, non posso resistere alle note della mostruosa opener, “Thoughts Like Hammers”. Enslaved. Band quasi impossibile da recensire. O li amate o li odiate. I membri di bands come queste hanno poco di umano. Si tratta di genialità estrema. Una razza superiore, con un’evoluzione mentale inconcepibile per noi mortali. Riteniamoci fortunati. Sono geniali, ma anche così intelligenti da produrre opere dalle quali ANCHE noi possiamo trarre beneficio. Piacere. Estasi.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10