(MNRK Heavy) È il quarto full length per questa esplosiva band americana! Ufficialmente il genere è il deathcore, ma credo che sia veramente impossibile una classificazione corretta e, sicuramente, quella ufficiale non è assolutamente adatta! “The Chosen” è un album mostruoso, quattordici brani, oltre un’ora di assalto sonoro dentro il quale c’è death tagliente, black metal coinvolgente, virtuosismi di ogni sorta, prog, avantgarde, elettronica, una valanga di break down spacca vertebre, divagazioni atmosferiche, un vocalist posseduto che saltella con noncuranza dal growl più pesante allo scream più perverso, passando anche per il clean psicopatico. La tecnica dei musicisti è qualcosa di stupefacente: un batterista demoniaco, un bassista che inietta un groove micidiale ed un chitarrista ultra veloce… il tutto per brani che corrono rapidi, impennano improvvisamente, rallentano drammaticamente, aprono tanto a blast beats quanto ad elaborati assoli di chitarra, manifestando una apocalittica teatralità, brano dopo brano, mazzata dopo mazzata. Favolosa la opener “Where Dreams Are Broken”, travolgente “Reanimate / Disintegrate ”, un perfetto esempio della disinibita ed eclettica eccentricità della band, una traccia che oltre a pompare con aggressività riesce a scendere in un baratro di oscurità doomy, lasciando poi scatenare un assolo di chitarra che nulla ha a che vedere con quanto prevedibile nella musica estrema. Brani pericolosi come “Unleash Hell” lasciano andare una chitarra immensa, mentre il bassista materializza un tappeto solito, pungente, maledettamente metallico. Dal death al black, dal metalcore al deathcore, con tutti gli stili vocali, corale compreso, sull’ottima “They Have No Honor”; introspettiva, malinconica ed ipnotica la poderosa “Overpass”, domina il thrash su “You Couldn’t Save Me”, grind e death ultra moderno aleggiano sulle note di “Legends Never Die”, altro capitolo che riserva imprevedibili sorprese. Brutale “Skeleton Key”, immensa la title track, prima dell’atmosferico outro conclusivo, “Atlas”. Album grandioso, curato nei minimi dettagli, con una produzione tuonante ma capace di preservare l’autenticità, quella componente carnale, vera, viva… ma anche cupa, annichilente, contemporaneamente moderna e vecchia scuola. La lunga durata del disco non stanca, anzi, scatena un bisogno cronico di più brani di questa intensità, di questa energia, di questa pregiata fattura. Capacità, forza, tecnica, rabbia, disperazione, violenza, velocità… una miscela perfida che sorprende canzone dopo canzone, riff dopo riff, istante dopo istante, con infinita intensità e provocante perversione.
(Luca Zakk) Voto: 10/10