(Rockshots Records) Dopo “In the Name of the Father”, è giunto consequenzialmente il momento del Figlio: dopo gli ottimi esiti del primo capitolo, il napoletano Enzo Donnarumma ci presenta il secondo atto della sua ‘gospel metal opera’, confermando quasi tutto il cast (e quindi abbiamo fra gli altri Ralf Scheepers, Mark Zonder, Nicholas Leptos e Marty Friedman) e conducendo l’ascoltatore fra i più noti episodi biblici ed evangelici. L’intro ci porta già in una dimensione da soundtrack, enfatizzata dalla successiva “Tower of Babel”, che mescola toni orientali, spunti progressive e cori angelici in un mix ben riuscito, solo a tratti un po’ sovraccarico. La sinfonica e illuminata “Glory to God” ha un finale stranamente duro, mentre “Psalm 133” ha qualcosa di etnico; potentemente sinfonico e cinematografico il “Magnificat”, che si avvale anche di voci operistiche ed è certamente la vetta del platter, mentre “Isaiah 53” è una scorribanda, a tratti frenetica, che unisce il progressive alla rock opera. Di nuovo cori e una atmosfera da pura soundtrack per “Matthew 11,25”; complessa poi “The Trial”, una suite di oltre nove minuti che forse osa un po’ troppo, dato che include anche passaggi blackened in growling che contrastano nettamente con la quiete dei primi minuti. Il finale è quasi in area gospel puro, prima con il “Te Deum” e poi con la ballad “If not you”, che fa da pendant alla “Maybe you” che chiudeva il primo capitolo. Forse di una spanna inferiore al primo capitolo per qualche momento di disordine, ma sempre affascinante e di alto valore artistico.
(René Urkus) Voto: 7,5/10