(Cyclone Empire) Gli Ereb Altor procedono per la propria strada con questo quinto full-“length”, relativamente breve (circa 42 minuti) ma pieno e corposo. Talora penso che gli svedesi siano un po’ sopravvalutati: i primi due dischi fecero davvero sognare i nostalgici di Bathory, ma poi mi sembra che la band si sia un po’ seduta su se stessa, vivendo di rendita e proponendo la stessa formula in maniera sempre più standardizzata. “Fire meets Ice” (QUI) mi aveva convinto, non lo nego, ma soprattutto in relazione al fatto che “Gastrike” (QUI) non lo aveva fatto: ora “Nattramn” mi sembra un compito ben eseguito, ma senza la genialità degli esordi. Il mid-tempo “Midsommarblot” tiene alta la bandiera del viking bathoryano: incedere solenne, ritmato, potente… e anche le linee vocali un po’ sgraziate ricordano Quorthon! Molto più black oriented la titletrack, mentre è pezzo complesso “The Dance of the Elves”: la dolce intro acustica sfocia in un nuovo mid-tempo, che privilegia stavolta la melodia e si colloca vicino all’epicità disperata di “Twilight of the Gods”. “Across the Giant’s Blood” sa di ghiaccio e di sconfinati paesaggi senza vita, e le vocals praticamente recitate aumentano lo straniamento e la distanza. L’epica nera di questo album trova il proprio compimento in “The Nemesis of Frei”. “Nattramn” merita almeno sette, non c’è dubbio, ma dagli Ereb Altor che ho amato io è lecito attendersi molto di più.
(René Urkus) Voto: 7/10