(Vendetta Records) È un progetto ricco di energia quello degli svizzeri Ernte, band formata dal poliedrico artista V Noir (da sempre impegnato con musica ambient, foto, dipinti e arti grafiche, oltre ad essere anche l’unico componente degli Häxär) impegnato in composizioni, chitarre, programmazione e pure registrazione più mix, affiancato da Askahex (Nadine Lehtinen, anche degli Ashtar, ex shEver), la quale oltre agli occasionali violini -suo strumento principale- offre linee vocali growl/scream che fanno tremare le fondamenta sulle quali si erigono molti vocalist maschili sulla scena black. “Weltenzerstörer” (‘distruttore di mondi’, ndr) è il loro terzo capitolo, un album dominato da atmosfere tetre scandite da mid tempo esaltanti, con il ricorso a parti tirate solo marginale, quando diventa veramente necessario per trasmettere l’intensità del brano. Doomy, pesante, profondamente lacerante “The Witch (was Born In Flames)”, un brano pressoché perfetto, dal mood all’atmosfera, fino alla stessa progressione degli accordi. Pulsazioni eccitanti in senso decadente con “Ruler of Chaos, Bringer of Storm”, marziale, oscura ed avvincente “Silent And Bleak” (non è chiaro se questo brano sia altresì intitolato “We Wander The Winter Forest”, ndr), favolosa “Trip To A Solitary Moon”, con quell’incedere lacerante, quell’assolo di chitarra che emerge dalle tenebre con una sua infernale luce accecante. Lenta, sanguinante, aggressivamente liturgica “Vessels Of Sacrifice”, contorta e violenta “The Fire Lake: Death Of Souls”, un brano arricchito da una parentesi con spoken vocal teatrali ed inquietanti, prima dell’epilogo affiato all’incalzante e rabbiosa ”Profound Eyes”. Dietro una copertina creata da un artista scovato nel mondo dei social media e rappresentate il mostro distruttore davanti all’insignificante dimensione umana, suggerendo richiami indubbiamente legati al satanismo, il duo svizzero appare affiatato; il sound dell’album è possente, è ben definito ma anche sporco al punto giusto, mentre la voce di Askahex è un qualcosa della quale non ci si stanca mai. Un album ricco di misantropia, di rifiuto delle religioni, di isolamento conscio e solitudine scelta intenzionalmente, di antichi poteri, di ricerca di una dimensione superiore per annientare il cancro che infesta il mondo… restituendo il potere alla natura. Un disco che cresce ascolto dopo ascolto, immensamente sinistro, opprimente fino al soffocamento emotivo, claustrofobico e annichilente come solo le migliori espressioni del black metal possono essere.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10