(MNRK Heavy) Ascoltare oggi “Dreams on Algorithms”, il nuovo album degli Escuela Grind, spinge la mente a all’adrenalinica esibizione alla quale ho assistito un anno fa, in apertura agli stroici Napalm Death. In più alla fine del loro concerto, ho avuto modo di chiacchierare con Katerina Economou e Jesse Fuentes, rispettivamente voce e batteria. Erano contenti di essere stati in Italia, hanno raccontato qualche aneddoto e infine gli autografi di tutti, Kris Morash compresa, erano sulla mia copia di “Memory Theater”, il precedente album. Come sul palco, dove è una tarantolata,anche in studio Katerina Economou è inviperita e vomita growl, Jesse Fuentes è una sorta di motore i cui giri vanno al di là del normale regime, in un’altalena di rullate, scatti improvvisi e furia indomita. Infine la Morash, per quanto sembri una persona mite e spesso sorridente, è una forza della natura. Lei è travolgente e in un certo senso è una macchina da riff che non spegne i motori. Gli Escuela Grind srotolano un connubio tra deathcore, grindcore, thrash, in cui i riff della sei corde risultano dunque prolifici, maestosi, duri e in continua emissione, sommandosi alle mura ritmiche dei brani. Nei quali vi partecipa anche il basso di Justin Altamirano. Il ritmo è sospinto dalla batteria, nonché dall’abbinamento dei riff oppure i due strumenti si staccano e prendono strade un po’ diverse, ma nella sostanza “Dreams on Algorithms” è proprio fondato sul ritmo. Se Fuentes risulta una macchina istrionica in fatto di pattern ritmici, la cantante Economou riversa continuamente nel microfono il proprio fuoc. Rispetto al precedente lavoro “Dreams on Algorithms”, gli Escuela Grind risultano meno grindcore, con arrangiamenti leggermente limati, pur tuttavia con lo stesso grado di esorbitante pesantezza.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10