(RNC Music) Certe cose devono maturare. Stagionare. Anche invecchiare, per arrivare al quel gusto, per raggiungere quella qualità ambita. Certo, la vita scorre veloce e non è eterna, ma a volte bisogna vincere la forza del tempo ed arrivare a certi risultati con pazienza, intelligenza, cinismo ed una visione globale molto ben definita. È così che Taliesin, il front man, ha passato l’ultimo decennio: Pensando. Mediando. Disegnando un progetto grandioso che con questo debutto corona un sogno celebrando anche il decennio della band, un decennio passato attraverso molti cambi di line up, tantissimi concerti ed un ottimo EP a metà cammino (recensione qui). “Storyteller of the Sunset and the Dawn” è un black sinfonico pomposo che inneggia a tradizioni e mitologie di origine celtica, esattamente come il moniker o gli stage names dei cinque musicisti. Apre l’ottimo ed inquietante “Confiteor”, una introduzione con uno spoken words in latino dalle grigie tonalità ecclesiastiche, prima di lasciare l’altare alla immensa “Cathedral”, un brano feroce, grintoso, trasudante groove, con vocals e chitarre letali immerse in un concetto sinfonico teatrale ed avvolgente. Dolce e allo stesso tempo feroce è “Ode Al Vento”, brano cantato con un fantastico growl in Italiano, accerchiato da un drumming forsennato, riff brutali e keys capaci di disegnare percorsi sia paradisiaci che pericolosamente infernali. Pesante ed isterica “Vox Populi, Vox Dei”, canzone che offre anche una parentesi atmosferica dominata da un ottimo basso, mentre “Trinux Samonia” si avvicina ad un black più diretto, ritagliando anche lo spazio per un fantastico assolo di chitarra. Attraente “King Of Yourself”, ipnotica “Cenere”, mentre la conclusiva title track è pura teatralità, una fantastica ed eccitante esagerazione symphonic black metal, con interessanti progressioni, potenti linee di basso ed ancora una volta un’ottima chitarra solista. “Storyteller of the Sunset and the Dawn” è complesso. Per quanto immediatamente fruibile e catchy, nasconde molti dettagli che emergono con vari ascolti; la durata non è eccellente, e queste opere io le preferisco più corpose e imponenti, esattamente come le sonorità che contengono. Ma siamo probabilmente davanti a quello che bands come i Dimmu Borgir o Cradle of Filth hanno dimenticato di (saper) scrivere negli ultimi dieci anni: black metal sinfonico puro, diretto, plateale, sfarzoso, pieno di grandezza, splendore, magnificenza… ed infinita decadenza.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10