(Scarlet Records) Complesso. Un album complesso. Un album che impegna l’ascoltatore, che richiede abbandono, percezione, attenzione, dedizione. Secondo lavoro per i francesi Ethersens: variazione di line up (specialmente al microfono) e nuova corrente d’ispirazione. Facile etichettarli come progressive metal, in quanto i territori da loro coperti sono vasti, quasi illimitati. Ma sarebbe comunque una definizione restrittiva, riduttiva, insufficiente. Gli Ethersens sono capaci di costruire un velo di impenetrabile malinconia, diffuso in un range sonoro imprevedibile, ampio, surreale. E’ impossibile non pensare a bands quali Katatonia per l’oscurità, Anathema per certe espressioni decadenti ed il timbro vocale di Laurent, ed Opeth per la geniale assurdità compositiva. Gli Ethersens, comunque, non assomigliano a queste bands e tantomeno agli Opeth, ma il loro stile così deviato è descrivibile solamente con un paragone con la varietà compositiva della band svedese. Lo stupendo concept basato sull’epilogo tragico di una relazione tra due persone, inizia con la bellissima “Two For One Mind”, canzone lunga, oltre i nove minuti, che gode di progressione, evoluzione, mutazione. “Same Goodbye” è lenta, ossessiva, dannatamente tetra e ricca di dissonanze fantastiche. “This Is Where You And I Part Ways” è più orientata a concetti metallici, molto alternative, sempre imprevedibile, offre spazio a Laurent, gli permette di dar sfogo alla sua bellissima voce malinconica. Poderosa “Livin’ Memory”: metallo pungente, intenso, dominato da una voce tetra ma speranzosa, quasi sognatrice, spesso disperata; notevole il lavoro ritmico, specialmente del (nuovo) bassista. E’ chiaro che in questa band ogni musicista ha il suo spazio ben definito, ed è necessario un certo livello tecnico per poter suonare in questo progetto. Complessità più lineare sull’efficace “Mourning Light”. Energia sconvolgente su “Reflect”, che arriva ad essere veloce, aggressiva. Alternanza di momenti riflessivi e momenti alle soglie della pazzia su “Waking Disorder” mentre la conclusiva “To Live Is To Forget” è un viaggio nella mente, attraverso la mente, dentro la psiche, nel profondo della psiche, dove alternative e prog si avvicendano con ritmiche esaltanti, melodie stupende, riffings letali, cantato coinvolgente. E’ una band con oltre 10 anni di vita, ed il precedente disco risale a cinque anni fa. Poco produttivi? Forse. Ma un album come “Your Wandering Ghost” vanta due importanti livelli di difficoltà. Il primo livello è rappresentato dalla vera e propria difficoltà creativa: non è banale concepire questi (quasi) 60 minuti di musica. Il secondo livello è quello temporale, epocale. Un album come questo è avanti con le idee, con i concetti, con il tempo. Forse troppo in anticipo per gli standard odierni, sicuramente ancora attuale e sconvolgente tra cinque anni. La speranza comunque, per chi sa apprezzare e capire questa musica anche oggi, è che i francesi non ci facciano soffrire un’altra lunga attesa. Sarebbe un tempo troppo intenso, ansioso. Un’attesa che verrebbe sicuramente premiata, ma che sarebbe capace di uccidere.
(Luca Zakk) Voto: 9/10