(Steamhammer / SPV)Questa è vecchia scuola! Roba di un tempo che rifiuta di morire, di estinguersi, nonostante le due pause in carriera sono occorse dalla metà degli anni ’80 fino a pochi anni fa. E risale proprio alla prima epoca (’86-’95) la discografia della band di Los Angeles, la quale in quel periodo pubblicò due dischi (sempre con Steamhammer!)… prima di un silenzio discografico ( singoli, demo ed altre pubblicazioni escluse) finalmente interrotto da questo aggressivo “United $tate$ of Anarchy”. La cosa fica è che questo sound di altri tempi, poderoso, irriverente e tuonante, è generato sostanzialmente dalla line up originale… gli stessi brutti ceffi, riportando in vita un’essenza che i giovani che si inoltrano nel tortuoso sentiero del thrash non potranno mai riprodurre con la sincerità l’ira scatenatasi oltre trenta anni or sono. Senza dimenticare che anche la bellissima e nostalgica copertina è opera dello stesso autore dei due precedenti dischi, ovvero Mr. Ed Repka (Death… i primi tre album, Megadeth… compreso ‘Peace Sells… but Who’s Buying?’, Nuclear Assault… con ‘Game Over’, Vio-lence… con il primo album). Subito tecnica e furiosa “The Descending”… è un piacere sentire questa impetuosità accentata da linee di basso che sembrano ormai scomparire dai mix chirurgici dell’era moderna. Rabbiosa e ricca di evoluzioni tecniche “Word Of God”. Rocambolesca e pungente “Napoleon Complex”, chitarra superlativa su “Without A Cause”. Sorprende e stupisce “No Difference”: un’apertura dal sapore jazz destabilizza attraendo magneticamente… prima di quelle chitarre, quel drumming, quel veleno sonoro che si diffonde con mid-tempo crudeli, crescendo pulsanti, assoli laceranti ed un groove pauroso. Capolavoro “A.O.P. / War Dance”: teatralità dissacrante, melodie immense, ritmiche paurose, la doppia cassa che invoca l’inferno. La conclusiva ”Seed Of Doubt” congeda con gloria, energia, impatto scenico ed altre vagonate di furia… ribadendo con prepotenza il significato della parola ‘thrash’! Già dal titolo, questo nuovo lavoro è fottutamente thrash metal, da alla A alla Z, in ogni maledetta molecola. Vedete, è quasi inutile ricordare che ogni canzone o album dei nostri giorni incentrato su tematiche relative a qualche tipo di ribellione socio/politica, gira sempre alla larga, attorno all’argomento, risultando meno diretto, più politically-correct, roba da millenials insomma. Ma gli Evildead non sono ragazzini. La somma delle età dei cinque membri supera con nervosismo la soglia dei 250 anni, quindi non c’è posto per menate tipiche della pubertà dei ragazzini ‘social-ribelli’ di oggi: qui ci sono cinque animali con esperienza da vendere capaci di mettere in piedi un album con un livello di rabbia e sincerità compatibile con la loro vera ribellione, quella iniziata oltre trent’anni fa!
(Luca Zakk) Voto: 8/10