(Napalm Records) Ci vuole un coraggio ma un ‘coraggio barbaro’, per usare un’espressione di sgomento delle mie parti, per registrare e pubblicare un album seguendo la scia dei Metallica dell’era ‘Black Album’ in poi. Purtroppo non bastano gli originali con scelte di stile, esecutive e proposte commerciali da alcuni anni, dovremmo anche seguire i loro proseliti. I bene informati sanno che in fondo i thrasher britannici Evile nascono dal nucleo di una cover band proprio dei Metallica nel 2004. La band ha sempre trovato una buona dose di riconoscimenti in giro per l’Europa e non da meno in patria, nazione che a thrash metla non ha mai brillato come in altri generi e stili nei quali ha invece dettato le regole, attraverso miriadi di band e musicisti. Il sesto album sente davvero l’impronta della band di San Francisco sin dalle prime battute, quelle dell’opener “The Unknown”, poi la seguente “The Mask We Wear” è degnamente un surrogato del celebre album omonimo dei ‘Tallica che ripropone infatti quelle atmosfere, ritmi continuati e persino la vocalità a volte si avvicina, non sempre però, a quelle dinamiche. “The Unknown” ha una buona carica, e avanza impettito con una drumming accentato e al contempo statico, riff con un minimo di groove e che alla lunga un po’ vanno a fare tutti le stesse cose. La ballad “When Mortal Coils Shed” non differisce da altre cose già udite e non mancano pezzi che rievocano il post ‘Black Album’, come “Out of Sight”. Protagonisti di canzoni comunque abbastanza solide e con suoni calibrati, gli Evile tentano di portare il thrash metal dei tardi anni ’90 su un piano più fruibile e lasciando che i pezzi siano però costruiti e con una architettura occasinalmente vicina a quanto il genere spesso richiede. Rimane il limite che nell’ascoltare ascoltare questo album si è indotti a pensare a James Heatfield e Lars Ulrich. La cosa diventa destabilizzante, perché è dal ‘Black Album’ in poi che le cose sono precipitate e dunque non solo per loro.
(Alberto Vitale) Voto: 5,5/10