(Talheim Records) Testi in italiano. Voci femminili clean, e voci harsh letali. Il depressive black si evolve ed assume sembianze ricche di sensuale oscurità, lasciando ormai indietro le tracce di post black. Gli italiani Eyelessight fanno un immenso passo avanti dando vita ad un album che materializza una intensa oscurità, un senso di negatività assoluta, pur rimanendo lontani dalla dominante di musica estrema presente nell’album precedente (recensione qui). Tuttavia non si sono certamente addolciti, anzi: le provocanti parti melodiche arricchite da un drumming quasi progressivo, si alternano a momenti violenti nei quali la band non nega, anzi conferma, le origini estreme. Evoluzioni sonore che a volte ricordano i Waldgeflüster, ma anche i picchi più tetri e gotici di rockstar come i Lacuna Coil. Musicalmente la band offre una performance intensa e di altissimo livello, mentre la chitarrista e vocalist femminle Kjiel si supera (anche se affiancata da un’altra performer, MoonChild, amica dei membri della band), dando vita ad una dimensione sonora unica ed avvolgente… sembra quasi che la band abbia ‘imparato’ da “Anelo”, traccia superlativa dell’album precedente e che da quella base abbiano seguito un percorso di evoluzione stilistica tale da renderli unici, identificativi e dannatamente personali. L’athazagorafobia è la paura di essere dimenticati, ignorati, ma anche di dimenticare. È la subdola paura dell’oblio in senso assoluto; il disco riesce a descrivere questa fobia con maestria tale che i testi diventano un completamento di una dimensione psicotica generata dalla sublime musica. Il sample finale, il monologo preso dal film “Love, Rosie” (ed. italiana “Scrivimi ancora”), qui assume una dimensione nuova, un significato terribilmente rinnovato che rafforza drammaticamente la tematica dominante del disco. Se gli Eyelessight erano etichettati come una delle tante depressive/post black, magari risaltati solo per merito della componente femminile, con “Athazagorafobia” si allontano dall’ovvio stilistico ed escono dai vincoli del genere sbattendo la porta; La prova su “ Athazagorafobia” dimostra una infinita fantasia ed una geniale originalità le quali rafforzano brutalmente le tematiche che quei generi musicali riportati sull’etichetta dovrebbero magistralmente rappresentare. E questa, secondo me, è una prova di forza, una lezione di stile, un esempio di arte.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10