(Comatose Music) Secondo album per Face Of Oblivion, formazione statunitense famosa per la militanza dietro il microfono dell’ex singer degli Origin James Lee, tanto da venire (ingiustamente, a mio avviso), bollata come uno spin off degli Origin stessi. Dal 2015 James Lee non fa più parte della band, che non si perde d’animo e recluta Jesse Watson, già con gli Incinerate, il quale non ha nulla da invidiare all’illustre predecessore, permettendo anche agli stessi Face Of Oblivion di essere considerati una splendida realtà del brutal death metal, e non il progetto del cantante degli Origin. Le coordinste stilistiche non sono molto cambiate, e la proposta continua ad assestarsi su un technical death metal, dal riffing devastante, supportato da una tecnica strumentale sopraffina. Non è raro infatti, imbattersi in partiture contorte, sweeps funambolici e cambi di tempo improvvisi, il tutto sorretto da un muro sonoro spessissimo, a base di stop’n’go repentini, con blast beats brutali che impattano improvvisamente in rallentamenti oscuri e putridi, nella migliore tradizione di acts quali Suffocation, Spawn Of Possession ed ultimi Broken Hope. Un album dove tecnica e brutalità raggiungono il loro apice, per una band che finalmente dimostra di brillare di luce propria.
(Matteo Piotto) Voto: 8/10