(Nordvis) Terzo lavoro per questa stranissima band americana. Genere imprecisato: si spazia dal black al folk, all’ambientale, al noise, al quasi-post metal e questi quaranta minuti è presente una vasta gamma di emozioni che mutano gli stati d’animo, cambiano il pensiero, ridipingono il colore del giorno. E della notte. Ogni singolo istante dell’album punta ad essere altamente emotivo: eccessi di luminosità, esagerazioni più recondite, più tetre e decadenti. Lo strumentale “Blue Misshapen Dusk” è il brano che accoglie l’ascoltatore con un senso di armonia e gioia decadente, che volge al termine, che si estingue. “Ancestors of Shadow” si avvia armoniosa, cristallina, pulita per poi travolgere con quella brutalità sonora che accerchia lo stile vocale il quale risulta soffocante, sofferto, lacerante, perfettamente compatibile con gli stili post-black. “Ancestors of Smoke“ va oltre i dieci minuti: fino a metà pezzo siamo sulla brutalità asfissiante della precedente, ma il tempo restante divaga piacevolmente verso concetti 70s, melodia, atmosfera surreale, richiamando il main theme con genialità e conoscenza di contorti percorsi sonori. Più componenti acustiche, più divagazioni elettriche ma veramente ricche di melodia tra le pagine dell’altro lunghissimo capitolo (quasi undici minuti) intitolato “Waxen Voices”. “Spectral Eyes” è più progressiva, più labirintica, più avantgarde e riassume un po’ lo stile della band, compreso quello dei precedenti lavori. L’armonia e la delicatezza ricche di malinconia tornano con lo strumentale conclusivo, la title track, dove il livello emozionale si spinge verso livelli sconfinati, alternando immense sezioni acustiche con intelligenti melodie elettriche. Deliziosamente complessi, in costante equilibrio tra l’aria respirabile ed un fumo soffocante: un piccolo capolavoro che rivela genio contorto e perversione sonora ai massimi livelli.
(Luca Zakk) Voto: 8/10