(Tmina/Grom Records) Questi sono dei fuori di testa. Creano una sorta di introduzione al loro debut di oltre 14′ con atmosfera sommessa, una campana che batte e crea la melodia principale doppiata da un arpeggino di chitarra, percussioni e poi entrano i synth e il brano diventa sinfonico. Un’ entrée graziosa. Quando subentra la prima vera canzone del lotto intitolata “Awakening The Stones”, si capisce che gli ungheresi Farcry altro non suonano un thrash alla Pantera con accelerazioni death metal. Le cose vanno così per diversi pezzi. Avendo però i brani una struttura che si spinge anche verso il progressive, ecco che alcuni di essi si distinguono in fatto di varietà, come “Reflections”, “The Slavestick” e “Perpetual Motion”, oltre a “Being Under”, oltre 20′ in cui riecheggiano anche gli Annihilator. Il sound ha un tono gelido, sintetico, chitarre come lame, batteria levigata, tutto voluto una produzione curata e moderna oltre ad essere volutamente fredda, in modo da accentuare la cinica esecuzione. I Farcry sono buoni musicisti e se riuscissero ad andare oltre l’aspetto tecnico della composizione potrebbero davvero differenziarsi nell’affollata scena del metal.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10