(InsideOut Music) Sarò sincero. Quando mi hanno proposto i Fates Warning ho avuto più di un paio di tentennamenti nell’accettare. I motivi? Presto detto. Li ho lasciati con il capolavoro “Awaken The Guardian”, già questo sarebbe dovuto bastare per lasciare le cose come stavano e ricordarmeli nel loro momento di gloria… Ma poi mi son ricordato che nelle fila della formazione attuale milita un tal Joy Vera, si proprio quello degli immensi Armored Saint… Mi son detto “se c’entra anche marginalmente meglio darci un’ascoltata”. Felice di aver fatto questa ponderata scelta. Il dodicesimo album degli americani giunge a tre anni dal precedente album che li vide tornare sulle scene musicali dopo ben nove anni di silenzio. La formazione, a parte il già citato Vera (comunque in formazione già dal 1997) e il batterista arrivato nel 2007, è quella stabile sin dal 1987, pause escluse. Di membro fondatore in senso stretto è rimasto Matheos, ma diciamo pure che sono questi tre veterano del Prog ad aver inciso i capolavori immortali della band. Sin dalla prima traccia ho notato subito due cose, elementi presenti fin alla fine dell’opera: la massiccia influenza del mio beniamino Vera e il tratto distintivo che mi ha sempre fatto amare questo gruppo, ossia l’essere Prog senza essere prolissi. L’essere elaborati ma genuini e spontanei allo stesso tempo. Intendiamoci, l’album non è il migliore della discografia, ma in una carriera dove i colpi a vuoto si contano davvero col contagocce, di sicuro questo album non abbassa la media qualitativa. Le composizioni son sempre ricercate, la voce (a mio personale avviso, una delle più sottovalutate nel genere) non sbaglia una nota, il reparto ritmico ha una carica che riconosco in pochi gruppi oggigiorno (vabbeh, gli Armored ce l’hanno…). La vena Prog si è appena allentata, ma il marchio di fabbrica è rimasto, tra ballads magniloquenti, vedi “The Light And Shade Of Things”, e canzoni più rocciose (“SOS”). Insomma, un’ulteriore prova del fatto che si, i tempi son passati, ma loro restano immortali.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9/10