(DeepSend Rec.) Questo album ha un peso specifico insostenibile, immenso. Pesano quei riff e la base ritmica coronata dalla batteria di Nikolaj Kjærgaard che rende tutto quanto poderoso, delineato con inesorabile ferocia (appunto, come il monicker). La cupa e fredda ma anche inquietante atmosfera che si scorge nella copertina è densamente diffusa in ogni angolo dell’album. “The Sovereign” è il secondo lavoro dei danesi Ferocity, esce per un’etichetta americana, ma il sound death metal è molto più europeo che a stelle e strisce. Qualcosa di americano c’è, ma le influenze ricordano cose polacche, per via di quella linearità del riffing anche quando quest’ultimo sa svilupparsi ed evolversi. C’è poi Kasper Wendelboe, cantante dal growl torvo e grasso, molto vicino ad uno stile brutal death metal, ma i suoi amici in realtà del brutal non toccano quasi niente: loro giocano a saltellare tra tempi veloci e medi, susseguendo riff e accordi che delineano direzioni, flussi sonori e melodie (ci sono anche queste) che restituiscono un sound malvagio e poderoso di sicuro, ma ordinato e lavorato con attenzione. I Ferocity impressionano per la loro regolare e pulita arte death metal, dalla quale traspare sempre una barbarica forza, un’inaudita atmosfera di ossessiva violenza globale. C’è una vena thrash metal nei brani, va detto. “The Sovereign” sin dalle prime battute lascia capire che è un tipico e poderoso lavoro death metal, ma l’ascolto svela diverse parti che hanno qualcosa di meno irruento, appunto è anche questo che avvicina i danesi alla linea europea del death metal. Ai Ferocity però un piccolo appunto va fatto: sono impressionanti per la facilità con la quale si esibiscono in questo esercizio distruttivo ma foderato di logica ed estro, parimenti però non riescono mai a produrre qualche canzone sensazionale. Sono davvero bravi, ma di più possono ancora dare, resta il fatto che questo lavoro è davvero impressionante.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10