(Vegvisir Distribution) La one-mand band svedese Feskarn pubblica il proprio terzo full-length in circa 11 anni di attività: “Raven’s Way” offre diversi motivi di interesse, perché mescola (spesso nello stesso brano!) influenze più classicamente viking ad altre alla Wardruna – o forse meglio ancora alla Skald. Piano e tastiere animano la rabbiosa titletrack, mentre “Broken World”, dal taglio più moderno, getta nella mischia anche qualche passaggio in throat singing. “Sigur”, il brano migliore del disco, vive di una doppia anima: si alternano infatti una parte sacrale e mistica e rapide sfuriate pagan. L’arpa si fa valere in “Parasite”, poi Feskarn gigioneggia forse un po’ troppo in “Relics from the Past”, imitando lo stile vocale di Abbath. “Yggdrasil” si volge completamente a quello che, a mio giudizio impropriamente, si chiama neofolk: ne viene fuori un brano fumoso, contemplativo, denso d’atmosfera. “The Frost of the Fallen” è l’unico brano veramente bathoryano (direi era “Nordland”): solenne, ripetitivo ma ipnotico, maestoso, disteso. Si scherza in conclusione con “Ein Bier”, aperta da un rutto incredibilmente sonoro… viking ben concepito, anche nelle sue contaminazioni.
(René Urkus) Voto: 7,5/10