(Nuclear Blast Records) Un altro disco power, un altro album uguale a migliaia di altre uscite… Ma qui c’è una differenza sostanziale. Stiamo parlando infatti di un gruppo che a suo tempo è stato un pioniere del genere, soprattutto in un territorio, gli Stati Uniti, che non ha mai amato alla follia il genere proposto. Ma i nostri non demordono, evidentemente e, in fin dei conti, stiamo parlando di una formazione che milita sul palco sin dal 1984. Probabilmente, queste quattro decadi hanno spazzato via molti gruppi, ma non certo loro! Siamo qui infatti al cospetto del loro quarto disco sulla lunga distanza, il secondo dopo il loro ritorno discografico del 2018 (recensione qui). Rispetto al predecessore, di cui vengono riprese le sonorità, abbiamo una serie di composizioni più moderne, in cui si sente che il feeling tra i componenti si è definitivamente risaldato; il cantato ricorda, anche se molto da lontano, quello di Lande, mentre le chitarre e la batteria mostrano il classico suono roboante a stelle e strisce. Un sacco di intermezzi parlati e strumentali funge da collante tra le varie parti di quello che ha tutta l’aria di essere un concept. Un disco molto buono, in grado di far credere che può ancora esistere del power che non deve per forza venire dal Vecchio Continente.
(Enrico MEDOACUS) Voto: 8/10