(Indie Recordings) Sempre concentrati, con un obiettivo, con un line up immutata, tanta rabbia da vendere… ed una crescita stilistica non indifferente la quale porta al secondo album di questa band schizoide che tuona dalla Norvegia! Una band composta da amici i quali iniziarono a suonare assieme fin da ragazzini (la band si chiamava Faenskap… ma potete leggere tutto qui, nell’intervista in occasione del primo album ), tanto che il loro affiatamento si sente anche oggi, in ogni canzone, in ogni dannato riff con il quale sferzano l’etere senza pietà. Rispetto al debutto (recensione qui) il sound della band non è cambiato per nulla…. anche se in verità è cambiato completamente: quando emerge la rabbia, è una rabbia più cinica e violenta; quando domina la melodia, questa è più brillante, coinvolgente, ispirata ed anche catchy. La voce di Lars è sempre poderosa e continua a coprire un ventaglio ampio, dallo scream al growl, dal clean allo spoken. Il resto dei ragazzi continua a picchiare senza remora, senza rispetto, con impeto, come se non ci fosse un domani. Tuttavia in questo “Deliverance” i brani sono meno diretti, in un certo senso meno ‘ignoranti’, più pensati, più pensanti, più ricercati e decisamente molto più oscuri… un po’ in linea con la crescita e la maturazione degli artisti e, senza dubbio, questi decadenti tempi moderni che vogliono annegare le speranze nel futuro. La title track è diretta, immediata, apocalittica. “Ritual” sputa groove con sconvolgente indecenza. Si rivela intelligente e ricca di idee “Triggerfinger”, brano che passa da un quasi-rap nervoso ad un ritornello irresistibile. “Calling You Back” è oscura e malinconica, ma anche infinitamente pulsante ed elettrizzante, cosa che viene poi amplificata dalla stupenda “Paceamaker”, il cui ritornello è un capolavoro circondato da strofe taglienti, velenose e spietate. Intensa, ricercata, profonda e ricca di melodia “Dying”, violenta e decisamente grandiosa “Pitbull”, canzone con una favolosa progressione bridge-ritornello capace di sputare ira mista ad una sanguinosa disperazione. Vibrante e provocante “Love”, canzone nella quale Lars offre una performance veramente notevole. Nervosismo iracondo con la possente “Turbo Sex”, prima della conclusiva “Paradigm”, un altro piccolo capolavoro, capace di essere thrash, death, heavy e deliziosamente black. Lars, Amok, Lord e HM confermano quanto avevamo fatto capire, probabilmente urlando con prepotenza in occasione del debutto: atteggiamento esplosivo, schizofrenico, punk; musica che rispecchia il carattere di una band alla quale non frega un cazzo degli altri ed alla quale è consigliabile non rompere i coglioni!
(Luca Zakk) Voto: 9/10