(Autoproduzione) C’è sempre qualcosa che permette di distinguere facilmente, nell’ambito del metallo classico, le band provenienti dalle isole britanniche: brani più lunghi, con strutture spesso cangianti e articolate, e una certa aderenza agli stilemi Maiden sono caratteri costanti. I Fireland, di Belfast, sono capitanati da Steve Moore, in forza anche agli Stormzone, e presentano un heavy/power molto solido e molto insulare. “Evil Voyage” ha un andamento galoppante maideniano, ma rivestito da extreme power metal; arrembante sulle stesse coordinate “Banished”, con inserti di voce femminile dovuti all’ospite australiana Mariko Grey. Violenta ben oltre i limiti del thrash “Rule 13”, mentre “Carve my Name in Stone” punta su un sound emozionale e avvolgente, con un chorus ben congegnato. Maideniana fino al midollo “Carven III”, potente e dal taglio più moderno “Battlefield”, che può ricordare i Dream Evil. La scaletta si chiude con la più cupa e ruvida “Hurricane”, che arriva a punte doom. Senza l’impegno del batterista Gordy Gray probabilmente i nostri non avrebbero raggiunto questo buon risultato: peccato per qualche brano un po’ sottotono e per qualche divagazione sonora di troppo…
(René Urkus) Voto: 7/10