(AOP Records) Un altro disco da questa tetra entità tedesca, il quarto sigillo, in quindici anni di carriera. Legati indissolubilmente al black anni ’90, i Firtan impongono una costante evoluzione al suono, tendendo al prog ma rimanendo indissolubilmente violenti e feroci, materializzando ancora una volta una gamma sonora poliedrica, tanto profonda quanto aggressiva. “Hrenga” in apertura conferma subito questo vasto mondo sonoro, tanto desolato quanto rigoglioso: con l’ospite J.J. (Harakiri For The Sky), il brano si inoltra in un percorso atmosferico, acustico, delicato ma inquietante, per poi esplodere, diventare graffiante tuttavia sognante, oscuramente epico ed atmosferico, sposando alla perfezione lo stile vocale del guest. “Zores” è contorta, imprevedibile, infinitamente oscura e prepotentemente rocambolesca. “Contra Vermes” inietta un senso di pace dentro una potenza tellurica micidiale, conducendo verso le tenebre impenetrabili di “Arkanum”. C’è anche L.G. (Ellende) come ospite, la sua performance appare su “Wermut hoch am Firmament”, brano iper melodico, nevrotico e seducente. In qualche modo ipnotica nel suo incedere aggressivo “Moloch”, suggestiva “Ruakh”, traccia velata da una gloria tetra, cosa che l’accomuna con la successiva “Komm herbei, schwarze Nacht”, prima della conclusiva “Wenn sich mir einst alle Ringe schließen”, un brano strumentale nel quale piano e violini di Klara Bachmair creano una dimensione malinconica semplicemente irresistibile. Un costante equilibrio tra suoni duri e stato d’ansia, tra delicatezza armonica ed evoluzioni progressive ricche di ricami e dissonanze, un contrasto arricchito anche dalla presenza in line up del violino, sia elettrico che acustico. Un apocalittico scontro tra estasi e caos, tra seduzione ed ossessione, tra pace spirituale e dannazione eterna.
(Luca Zakk) Voto: 9/10