(Nuclear Blast Records) Nelle canzoni del quinto album dei Fit For An Autopsty si avverte come il deathcore ne esca mettendo insieme hardcore, death e djent metal. Il tutto però non avviene con una fusione dei suddetti elementi, semmai con un susseguirsi di parti e trovate, anche brillanti, che vivacizzano l’ascolto di “The Sea Of Tragic Beasts”. L’album è una massa critica pesante che l’ascoltatore trova comunque fruibile. La band macina riff, impasta pattern ritmici attraverso coordinate moderne e a questo si aggiunge il cantato che riversa nei pezzi una voce roca e ai limiti del growl, tale da rendere tutto più cattivo, folle, arrabbiato e minaccioso. Buoni gli assoli, scorrevoli e limpidi, mentre le fasi centrali delle canzoni in buona parte sono i momenti più veloci e spediti, seguiti poi da un rallentamento del drumming che aiuta a segnare il passo rendendo poi i passaggi memorabili. Gli incipit vedono delle piccole introduzioni, poi partono riff con fraseggi e riff dal carattere djent che sfociano in frazioni deathcore. Uno schema rodato ma è l’arrangiamento a fare la differenza, perché lo schema compositivo alla lunga diventa prevedibile. Inoltre si nota un occhio attento dei sei musicisti del New Jersey verso quanto i Whitechapel hanno fatto negli ultimi tempi. Il quadro di “The Sea Of Tragic Beasts” e dei suoi autori è questo. Un album che suona energico, con punte di passionalità che mettono comunque al sicuro le buone intenzioni della band.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10