(autoproduzione) Sei anni dopo l’album “Shades”, i Flashback Of Anger ne pubblicano uno nuovo. Alessio Gori, l’unico nella band a essere presente dagli esordi, è riuscito a tenere con sé la stessa formazione del precedente album, QUI recensito, a dimostrazione del fatto che oggi i Flashback Of Anger sono musicisti affiatati e coesi. La band ha caratteristiche ben definite, le quali esprimono un power metal dai riflessi melodic e prog e un suonare vivace, per un compromesso tra linee melodiche determinanti e strutture articolate. Si vuole però fare un appunto generale a questo album in fin dei conti abbastanza riuscito: la produzione. La voce un po’ nascosta in certe fasi, accade anche alle tastiere, batteria dominante nei livelli. L’amalgama finale, almeno dal promo ricevuto, è poco soddisfacente. Al contempo si comprende bene che la band ha fatto con quanto poteva e non è una colpa. La produzione mostra comunque la maestria dei singoli che uniti nelle loro trame, producono un lavoro accattivante pur con qualche arrangiamento meno fluido. Le melodie diventano subito incidenti e non da meno certe strutture dei pezzi. Per esempio “Ready To Flight” ricorda i Megadeth più puliti, melodici e tecnici. “Ordinary” ha qualcosa dei Gamma Ray ma con l’aggiunta di una carica romantica, melodicamente distintiva. “Enemy’s Eyes” ha una dorsale di riff che rende questa canzone la più power metal in senso stretto della tracklist. La seguente “Half Mast” è un melodic power andante, epico, con un coro centrale superlativo. Alcuni pezzi superano i sei minuti di durata e si sviluppano attraverso più variazioni, con spazio ad assoli di chitarra ben espressi. Alessio Gori alla voce è impeccabile. Il merito ascrivibile ai Flashback Of Anger è la capacità di equilibrare melodia e strutture articolate o d’impatto che possano essere. Non eccedono mai in un senso o nell’altro i FOA e con pochi ascolti “Prisoner Of War” diventa una dimensione abbastanza piacevole.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10