(Great Dane Records) Tutto quello che c’è prima della musica dei Fleshdoll, la copertina e il titolo dell’albuom, mi ha fatto pensare da subito a loro come una band di macellai, ovvero una death o brutal death metal band, ma in realtà il gruppo di Toulouse ai due connotati aggiunge anche un livello technical. I Fleshdoll non presentano dei pezzi memorabili, anche se ho trovato accattivante “The Shadow of a Man”, eppure la loro millimetrica precisione nel distendere con disinvoltura tappeti ritmici e riff ben elaborati, è davvero encomiabile e da ricordare. I Francesi si propongono anche con una buona dose di spunti thrash metal, ovviamente sempre con un peso considerevole e quella sottile malvagità di fondo che grava su tutto l’album. Melodie claustrofobiche, opprimenti, ma la dinamica del songwriting è quella che non permette di soffocare in un album che sa solo di sangue e contorsioni compositive. Su tutto c’è l’esempio prog di “Ecstatic Random Carnage”, il quale sovverte ogni regola e presenta una parentesi degna dei Cynic. Un lavoro pulito “Feeding the Pigs”, fatto di logica e abilità, ma più di tutto c’è da lodare come le chitarre vengono sempre accompagnate da pattern ritmici perfettamente adatti allo scenario che scatenano. Questa accoppiata è l’ossatura e la massa dei 38’ totali disseminati in dieci pezzi dirottati su tematiche stilistiche americane ed europee e presentate con asciutta concretezza.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10