(Eisenwald) Gli olandesi Fluisteraars li conosco dal debutto “Dromers”, del 2014 (e reissue del 2015). Mi manca all’appello il secondo lavoro “Luwte”, ma c’è gente che giura sia apocalittico, semplicemente fantastico. Certo, già il debutto era stupefacente, ricordo lo descrissi come una visione complessa di concetti oscuri, emotivi e suggestivi. “Gelderland” non è il terzo album, ma una via di mezzo tra un singolo ed un EP, con soli due brani incisi per l’eternità sui solchi delle due facce di un 7”, un 45 giri prodotto in sole 300 copie, rigorosamente numerata a mano. Due brani, solo due brani e per giunta cortissimi: nelle precedenti due release tutto spaziava dagli 8 minuti ad oltre il quarto d’ora, tranne un breve brano da ‘soli’ 6 minuti mezzo, mentre “Gelderland” sorprende ed osa, proponendo queste due tracce dalla durata inferiore ai 5 minuti ciascuna. Passo falso? Assolutamente no, in quanto “Gelderland” è una specie di sintesi stilistica di “Dromers”, con meno atmosfera, meno divagazione ed un concentrato di efficienza sonora che descrive perfettamente i Fluisteraars! Immensa “Zijsselt”: epica, energetica, tirata, coinvolgente, superbamente melodica… e con quella parentesi dall’atmosfera jazz che evolve in un groove infernale. “Stuk” è più furiosa, più letale, più crudele ed essenziale… fino alla chitarra acustica, al mid tempo, a quelle linee di basso sensuali, a quell’apertura vagamente depressive. In meno di 10 minuti i Fluisteraars dicono tanto. Più di quanto possiate immaginare. Dicono molto di black metal. Di atmosfera. Di musica. Di creatività e livello compositivo. E, tra l’altro, riescono ad auto-riassumersi, offrendo una visione tetra, ma ravvicinata, della loro dimensione deviata.
(Luca Zakk) Voto: 8/10